Testimonianze
Giorgia ha 22 anni ed è nata a Udine, frequenta il corso dedicato al Turismo e al management della cultura dell’Università IULM. La passione per l’ambito dei viaggi nasce per caso quando deve iscriversi alle scuole superiori. Convive con la SMA2.
«Era l’unica scuola accessibile ma ho sempre avuto la passione per le lingue straniere e il turismo. Viaggiare mi piace molto. Ho iniziato l’Università più tardi a causa della pandemia».
Grazie ai contatti con la Sezione UILDM di Milano, Giorgia si è trasferita per studiare e usufruisce di un appartamento che la Sezione ha ricevuto grazie a un lascito testamentario che in passato aveva aiutato anche Daniele.
«Pago un affitto agevolato e vivo insieme alla mia assistente. L’appartamento è comodo ai mezzi pubblici quindi posso essere più autonoma negli spostamenti verso l’Università. A febbraio inoltre è stato rifatto il bagno, quindi è migliorato anche sotto questo aspetto.
Voglio laurearmi e diventare operatore turistico. Vorrei poi seguire un master sull’utilizzo dei social sempre in ambito di promozione turistica. Conosco bene la lingua spagnola e unendo tutti questi aspetti vorrei farne un lavoro!».
La Sezione UILDM di Milano nel 2021 ha ricevuto un lascito testamentario, che comprendeva un appartamento e una quantità di denaro. Grazie alla generosità di chi ha scelto di destinare quei beni alla Sezione, è stato possibile vendere l’appartamento e investire sulla ristrutturazione della sede. Anna Rossi, Presidente della Sezione di Milano, racconta cosa sarà possibile rendere concreto con il lascito ricevuto: «Un lascito testamentario permette di fare azioni concrete. Grazie a chi ha deciso di donare parte dei suoi beni a noi volontari di UILDM Milano, stiamo pianificando di sistemare la sede. Ci sono diverse piccole, grandi cose da fare come un bagno nuovo, tinteggiare e riordinare gli ambienti. Avere una sede più ordinata ci permetterà di ragionare meglio anche sul nostro futuro e sui prossimi progetti che abbiamo in cantiere». «Questo lascito mi permette di raccontare anche un’altra cosa molto bella. Durante l’atto di compravendita dell’appartamento abbiamo scoperto che ci andrà a vivere il figlio della coppia che lo ha comprato. Ci hanno chiesto di poter vedere la Sezione, per rendersi conto con i propri occhi come il loro denaro verrà impiegato. Un incontro inaspettato che ci ha regalato l’opportunità di far conoscere UILDM e il suo impegno».
Aldo Bisacco ha 42 anni, ed è socio di UILDM Padova. È regista e si occupa di comunicazione nell’ambito sociale e aziendale. Tra i suoi lavori gli spot “Un paese ospitale” (girato per la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Struttura di Missione per gli Affari Regionali, il Turismo e lo Sport), “Gondolas4all” e il video promozionale della Giornata nazionale UILDM del 2017.
Come è nato lo spunto per girare il video promozionale della campagna?
L’esigenza è stata quella di raccontare la morte, un momento molto delicato, in modo diverso. Lo abbiamo voluto dissacrante fin dall’inizio. Al centro di tutto ci sono i gesti scaramantici, gesti che allontanano la paura. L’invito che invece fa UILDM è quello di fare il gesto giusto, che vale, quello del lascito testamentario.
La morte è ancora un tabù per molte persone…
Portiamo con noi i nostri retaggi culturali. Vogliamo la morte più lontana possibile anche se sappiamo bene che non possiamo controllarla. Ciò che invece possiamo fare è scegliere ora come vivere. Fare un lascito significa proprio questo, scegliere di essere maturi e consapevoli.
Come vivi il senso di perdita?
Per me le persone che non ci sono più sono comunque con noi, dentro di noi. Possiamo in ogni caso trasmettere agli altri ciò che hanno fatto, il valore che hanno costruito finché erano vivi.
Perché fare un lascito a UILDM?
Perché un’associazione come UILDM può aiutare una persona con una malattia neuromuscolare a liberarsi di molte preoccupazioni e aiutarla a concentrarsi su sé stesso. Su quello che vuole, sul suo potenziale, esprimendo ciò che ha dentro. È un altro modo per dire: “Scelgo il futuro, scelgo ancora una volta la vita. Scelgo di essere consapevole e di aiutare altre persone”. Perché questo è il senso dell’aiuto che si concretizza con un lascito: dare la possibilità a chi vive delle difficoltà di pensare a ciò che possono dare al mondo.
Elisa ha 19 anni e ha una SMA (atrofia muscolare spinale) di tipo 2. Sta frequentando il primo anno di Scienze politiche e sociali perché vuole lavorare nel sociale e stare a confatto con le persone.
Ama la musica, vorrebbe provare il paracadutismo e viaggiare è la sua grande passione. Tutte cose che la disabilità non ha mai fermato.
Il desiderio di avere un figlio. La scoperta della distrofia. La generosità che non si ferma.
Adriana racconta come la distrofia del cugino Piero non abbia mai fermato la generosità dello zio Luciano, che ha deciso di destinare a UILDM parte dei suoi beni tramite un lascito testamentario.
Ines Testoni è psicologa, filosofa, psicoterapeuta, professoressa all’Università di Padova dove dirige il master in “Death Studies & the End Of Life”. Componente di numerosi progetti di rilevanza nazionale e internazionale, è stata relatrice esperta in un centinaio di congressi e conferenze, è autrice di un centinaio di articoli scientifici nazionali e internazionali, di una cinquantina di capitoli, di una decina di monografie ed è e curatrice di altrettanti volumi collettanei. Allieva del filosofo Emanuele Severino, si impegna per una critica del nichilismo contemporaneo e per promuovere una nuova cultura della trascendenza per affrontare la morte e la malattia.
Cos’è la morte e come viene vissuta nella cultura occidentale?
In Occidente la morte ormai assume i tratti più temibili, perché sostanzialmente viene interpretata come annientamento in totalità. La crisi delle religioni sta abbandonando i malati e i morenti alla convinzione di essere destinati alla assoluta perdita di sé, e quindi al dolore più atroce. In effetti l’appello alla fede, intesa come argomentazione che non coinvolge il pensiero razionale, non riesce più a convincere l’uomo occidentale, che preferisce affidarsi al sapere scientifico, piuttosto che a quello tradizionale. E tutto questo ha un costo, in termini di angoscia esistenziale. Ma certamente non è possibile imporre a chi non crede di credere a ciò che risulta incomprensibile o contraddittorio. Le religioni, quindi, poiché non risultano più credibili, dovrebbero impegnarsi in una ricerca autentica di rifondazione dei propri assunti di base, per poter raggiungere la mente delle persone e rendere più esplicito perché la morte non significa annientamento in totalità, bensì passare dalla vita terrena a un’esistenza ultraterrena.
La morte oggi non può che essere censurata perché non è più rappresentabile come il grande viaggio verso gli approdi della salvezza.
Poiché però questo è l’errore fondamentale – ma è impossibile spiegare qui perché lo è in poche battute – è importante indicare a coloro che soffrono che la riflessione su questi temi può garantire una risposta importante, che permette di vedere oltre ciò che non si comprende.
Per tante delle persone che rappresentiamo il rapporto con il mondo medico è molto stretto, per non dire invasivo: spesso sfocia nella medicalizzazione del rapporto, concentrandosi solo sulla malattia anziché sulla persona. Perché parliamo di lunghezza invece di qualità della vita?
Qualità (dimensione biografica) e lunghezza (dimensione biologica) della vita vanno di pari passo. La vita biologica senza biografia infatti non viene considerata “vita degna dell’uomo” (dignità). Alcune ideologie enfatizzano il primato della vita biologica su quella biografica, in nome di valori che però non sembrano essere in grado di rispondere alle domande esistenziali più profonde delle persone e specialmente di chi soffre. Questo esito è causato dalla perdita del rapporto naturale tra malattia, vita e morte. Da quando la tecnica ha scardinato questi nessi, l’uomo rischia di diventare strumento della tecnica anziché padrone della stessa. Solo l’umanizzazione della cura medica e quindi la definizione dei limiti oltre i quali la persona perde potere biografico (ovvero la capacità di attribuire senso all’esperienza) sulla propria vita biologica può garantire che la tecnica non si impossessi della dimensione esistenziale.
Vogliamo essere eterni, facendo “saltare” il passaggio che la sofferenza che precede la morte impone…perché?
L’incapacità di dare senso al dolore, come in passato sapevano fare le religioni, è ciò che ci rende incapaci di vivere l’esperienza della sofferenza. Se fossimo in grado di comprendere il significato autentico dell’eternità non cercheremmo goffamente di evitare la morte rendendo la dimensione biografica ancella della dimensione biologica. La mancanza di prospettive ulteriori alla morte ci fanno credere di essere naufraghi che si aggrappano a un relitto nel bel mezzo di un oceano in tempesta. La volontà di evitare l’inevitabile assorbe quindi ogni pensiero e ogni possibilità di risignificare l’esperienza della perdita, che potrebbe invece essere considerata come l’inizio di un percorso verso l’ulteriorità, che non può significare annientamento.
Ciò che ci manca oggi è la capacità di essere generativi nei confronti noi stessi e quindi nei confronti di altri. Siamo rimasti orfani di un linguaggio condiviso che permetta alle persone ammalate di insegnare ad altri che cosa la malattia insegna non tanto di ciò che non può più fare al mondo, quanto piuttosto di quanto si apre verso ciò che sta oltre il mondo. Se non raggiungiamo una maturità interiore, non abbiamo niente da insegnare ad altri e questa maturità la si raggiunge solo con un esercizio interiore importante e con grandi maestri del pensiero. Permettere a chi è ammalato di raggiungere le vette più alte della maturità biografica è l’obiettivo autentico al quale ognuno dovrebbe poter mirare. E la società dovrebbe poterglielo permettere.
Lasciare un segno del proprio passaggio donando qualcosa che è nostro, denaro, beni, immobili: cosa si attiva in alcune persone tanto da spingerle a lasciare anche a sconosciuti il frutto di una vita?
La donazione di sé o di qualcosa di sé è un aspetto importante della generatività, ovvero della possibilità di testimoniare il proprio percorso di significazione dell’esperienza nella malattia. L’obiettivo di una donazione può certamente essere quello di dare alla scienza l’opportunità di combattere contro la malattia che causa sofferenza e morte, ma se questo è un traguardo ancora lontano, può essere anche quello di costruire un apparato in cui l’ammalato possa dedicarsi al proprio viaggio di scoperta interiore, perché l’ambiente esterno e le relazioni umane glielo permettono offrendogli l’opportunità di scoprire il senso dell’abbandonare una dimensione per trovare ciò che è oltre.
Lorenzo Todeschini Premuda si è laureato in Giurisprudenza a Padova ed è stato nominato notaio a Torino nel 1984. Esercita a Padova dal 1986. Attualmente è consigliere presso il Consiglio Notarile del Distretto di Padova e componente del Comitato Interregionale dei Consigli Notarili delle Tre Venezie.
Da molti anni affianca la Direzione Nazionale UILDM e con questa testimonianza ricorda quanto è semplice e importante essere informati su come fare un lascito testamentario.
Sfatiamo un mito: fare testamento dal notaio non è difficile.
Esatto. Molti hanno ancora paura di andare dal notaio per far testamento ma in realtà si tratta di un atto molto semplice e importante, perché permette di tutelare le proprie volontà e regola la successione.
Sono due le forme più utilizzate: quella del testamento olografo, che prevede la stesura di proprio pugno con data e firma. Va poi pubblicato quando la persona viene a mancare. Il mio consiglio è, anche per questa forma, un consulto preventivo con un notaio per essere certi di rispettare la normativa vigente.
L’altra forma è quella del testamento pubblico. Il notaio in questo caso riceve le volontà di chi vuole fare testamento alla presenza di due testimoni.
Sta cambiando la cultura del lascito in Italia?
Come popolo siamo ancora concentrati nel garantire il futuro della propria famiglia. Ma sempre più persone, vuoi perché non hanno figli o per altri motivi personali, decidono di fare un lascito a una associazione o a un ente terzo. Le regole attuali prevedono il rispetto delle quote di legittima, in modo che una parte del patrimonio del defunto venga destinata obbligatoriamente ai figli e ai familiari. Anche se ritengo che ognuno di noi dovrebbe essere libero di disporre completamente dei propri beni come crede.
Perché fare un lascito a UILDM?
L’attività che svolge UILDM merita di ricevere sostegno. Fare un lascito testamentario è importante non solo per vedere rispettate le proprie volontà, ma dà un senso al nostro vivere nella collettività. Non siamo separati dagli altri e con un lascito possiamo essere utili a chi ha bisogno di un aiuto, anche quando non ci saremo più.
“La mia vita è cambiata. Grazie all’appartamento dove vivo ora, a Milano, mi sposto con maggiore facilità e posso coltivare meglio i miei interessi.
Per lavoro mi occupo di grafica pubblicitaria e visitare le fiere di settore è per me un’occasione da non perdere.
Questo appartamento mi consente di essere più presente in Sezione, dove alleno una squadra di wheelchair hockey.
Ho giocato per 25 anni, è proprio così che ho conosciuto UILDM.
In due parole: sono più autonomo, vivo.”
Chi ha una disabilità affronta il tema della morte spesso prima della maggior parte delle persone. Marco Rasconi, Presidente nazionale UILDM, racconta come ha deciso di reagire alla perdita di amici e persone amate, lanciando la campagna dedicata ai lasciti voluta da UILDM: «Per noi sei importante è il messaggio centrale della nostra campagna, un altro modo per far sì che a vincere sia sempre la straordinaria capacità della vita di continuare a rigenerarsi».
Come ha influenzato la tua vita la fragilità imposta dalla disabilità?
Per una persona con distrofia l’autonomia personale, nel corso del tempo, cambia molto. Progressivamente diminuisce e così cambia il punto di vista: prima potevo fare questo, ora non più. Per me, con una SMA, è stato diverso: partivo già da quello che non potevo fare. Grazie a UILDM ho iniziato a ragionare diversamente, dicendo “posso anche se”. E poi mi sono inventato degli strumenti per fare comunque quello che mi interessava.
Che rapporto hai con la morte?
Ho vissuto tra lacrime e sorrisi. La morte è un momento con cui tutti dobbiamo confrontarci. Io trovo forza nel ricordare cosa ho fatto con le persone che ho perso: le vacanze, le sbronze, le battaglie vinte e perse, le arrabbiature, tutto!
Certo non è semplice…
Non lo è. Si può anche decidere di scappare, difronte alla morte. Il dolore fa dire cose del tipo “Se tanto deve andare a finire così, cosa studio a fare? Perché dovrei impegnarmi in un progetto qualsiasi?”. Io ho scelto di usare la morte come una leva. Rilancio e dico: proprio perché questa persona che ho amato ha fatto tanto, io vado avanti e la sua storia continua con me.
Si dice che non si muore mai davvero finché c’è qualcuno che conserva il nostro ricordo.
È proprio così. Ed è la molla che mi spinge a organizzare tornei e altri appuntamenti in memoria di amici che non ci sono più, è un po’ come averli ancora con me.
Perché fare un lascito?
Fare un lascito è usare la propria vita come un trampolino, una staffetta in cui ci si passa il testimone e si dice all’altro: “Ora tocca a te”. Il punto non è quanto si decide di lasciare: che sia un intero palazzo o 100 euro, è il gesto che conta. Grazie a un lascito, UILDM realizza cose importanti e allo stesso tempo la storia di chi ha deciso di donare cont, che non finisce con la morte. Per questo motivo abbiamo scelto come messaggio Per noi sei importante, perché la vita ha la straordinaria capacità di continuare a rigenerarsi.
Un lascito testamentario, come ha detto il presidente UILDM Marco Rasconi nel lancio della campagna UILDM dedicata ai lasciti, è un trampolino verso la vita. Un modo per rilanciare, per credere che la vita riesce sempre a trovare un modo per continuare a scorrere.
Un lascito testamentario è un modo per continuare a costruire. Simone Giangiacomi, presidente di UILDM Ancona, racconta cosa è stato possibile realizzare grazie all’importante lascito ricevuto in modo improvviso nel 2016.
Come e quando è arrivato il lascito a UILDM Ancona?
Non conoscevamo la coppia che ha deciso di donare questa cifra importante. Sappiamo solo che era originaria di Bergamo e ha scelto UILDM Ancona ma anche altre associazioni come destinatari dei loro beni. È stata veramente una notizia caduta dal cielo! Un dono, davvero. Non avevamo mai ricevuto un lascito, e nemmeno cifre così alte.
Simone, cosa ha significato questo lascito per la Sezione?
È stato, e continua a essere, un grande aiuto per sviluppare i nostri progetti e dare continuità all’attività di segreteria. La Sezione ha pianificato e investito su progetti nei quali crediamo molto. A partire dalle attività del Gruppo Giovani al corso che stiamo organizzando per formare i volontari nella gestione di una disabilità grave. Non solo. Per il 2019 vogliamo aprire i nostri incontri al pubblico, far sì che temi come vita indipendente, disfagia e sessualità appartengano a tutti, e non solo a chi ha una disabilità. E poi il grande progetto del futuro NeMO Ancona.
Quindi grazie al lascito sarebbe possibile realizzare il sogno di un Centro NeMO ad Ancona. Perché avete pensato a questo progetto?
I centri NeMO sono punti di riferimento per chi ha una malattia neuromuscolare. Mettono a disposizione in un unico luogo tutte le figure professionali che si occupano di questo tipo di patologie. Da anni la Sezione, insieme ad altre associazioni del territorio, è impegnata per costituirne uno anche ad Ancona. Parte del lascito andrà a finanziare questo grande progetto.
Perché fare un lascito a UILDM?
È un segnale da lanciare per il futuro, un modo per dare speranza ad altre persone di vivere nel modo più normale possibile.
Fare un lascito a UILDM è la possibilità di dare vita a una storia, si trasforma in servizi per chi ha una distrofia muscolare, in opportunità per il futuro. È così per la Sezione UILDM di Modena che ne ha ricevuto uno da una signora di Reggio Emilia. Lo racconta Franca Barbieri, presidente della Sezione.
“La signora nel 2017 ha lasciato a noi e ad altre associazioni una somma, piccola ma importante perché ci ha permesso di continuare sostenere dei progetti che seguiamo da tempo. Grazie a essa abbiamo messo in moto delle azioni a lungo termine, investendo su quello che ci sta particolarmente a cuore”.
Come avete utilizzato i soldi del lascito?
Due gli aspetti sui quali abbiamo lavorato grazie a quanto abbiamo ricevuto: la ricerca sulle malattie neuromuscolari e la qualità della vita delle persone con disabilità. Nell’ambito ricerca e informazione scientifica abbiamo finanziato una parte della 6° Giornata per la FSHD, un convegno molto importante che organizziamo ogni due anni a Modena. Dalla ricerca passiamo all’attenzione per una buona qualità della vita delle persone con disabilità: per noi sono strettamente legati e così con quello che ci è stato donato abbiamo sostenuto anche un convegno sui PDTA (Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali). Questo, insieme alle altre azioni che mettiamo in campo, è un modo per guardare avanti perché i nostri soci hanno sempre bisogno di opportunità e di servizi per vivere bene la loro quotidianità.
Eventi come questi ci aiutano a costruire reti e a consolidare i legami a livello locale, provinciale e regionale. È proprio grazie a queste reti di collaborazione e appoggio che noi riusciamo a lavorare. Come UILDM abbiamo bisogno di fare cultura sul tema delle distrofie e sulla disabilità in generale. Per fare questo c’è bisogno di operatori, di professionisti e volontari formati.
Da un piccolo gesto come questo stanno nascendo molti progetti da sviluppare.
È vero! Oltre all’aspetto della ricerca e della presa in carico della persona, ora stiamo portando avanti un lavoro sull’archivio storico della nostra associazione, grazie a nuovi volontari che sono entrati in UILDM da pochi mesi. Sembra anacronistico, ma conoscere il nostro passato ci aiuta a fare delle evoluzioni. Fare un lascito per la nostra Sezione vuol dire anche investire sul futuro e sulla cura dei volontari che ci aiutano.
Franca, perché fare un lascito a UILDM?
Perché non ci vogliamo sostituire al Servizio Sanitario Nazionale, ma vogliamo offrire servizi integrativi, aggiuntivi e complementari a esso per migliorare la vita delle persona con una malattia neuromuscolare.
Un lascito a UILDM, inoltre, ci aiuta a livello locale e nazionale a finanziare giovani ricercatori che si impegnano a studiare le patologie di cui noi ci occupiamo.
Mai come nel 2020, un anno segnato dalle incertezze legate alla pandemia, vengono alla luce le nostre fragilità e la preoccupazione per i nostri cari e gli amici. Abbiamo imparato a voler bene alle persone a distanza; non è un percorso semplice, come non lo è il distacco da chi amiamo. Anche un lascito a UILDM è un modo di voler bene a distanza, un piccolo gesto per mantenere vivo il ricordo.
Così è stato per Antonio, che prima di andarsene si è ricordato della Sezione UILDM di Ottaviano, in provincia di Napoli.
«Antonio aveva di più di 80 anni, era un professore in pensione che fin dalla prima edizione partecipava al nostro concorso nazionale di poesia “Io esisto”. Amava scrivere ed è stato proprio grazie alla passione per la poesia che si è avvicinato alla Sezione», racconta Francesco Prisco, presidente di UILDM Ottaviano.
«Noi lo invitavamo sempre ai nostri eventi, quando poteva partecipava. Prima di morire ha pensato a noi e ai ragazzi che seguiamo. Quel lascito è stato una sorpresa. Noi siamo abituati a organizzare le attività basandoci sui fondi a disposizione, mai sufficienti per i progetti che abbiamo in testa.
Il suo lascito, in questo periodo di emergenza, ci permetterà di dare vita a molti sogni. Data la situazione, quest’anno non abbiamo potuto promuovere raccolte fondi o banchetti. Per fortuna abbiamo dei volontari meravigliosi che si sono messi in gioco in mille modi diversi, nonostante le difficoltà.
Quello che ci preme in questo momento è investire sulla mobilità e il trasporto, fondamentali per chi convive con una malattia neuromuscolare.
Questo lascito ci consentirà di acquistare un pulmino nuovo, cosa che non abbiamo mai avuto, e fornire 6 mesi di trasporto per i nostri soci con disabilità, per accompagnarli a fare terapie, visite mediche e per le necessità di tutti i giorni, di studio e di lavoro.
Fare un lascito a UILDM è importante per sostenere l’operatività delle Sezioni UILDM, che si traduce in servizi concreti per le persone con disabilità. È un po’ come dire: Non vi preoccupate, non vi lascio soli».
Un lascito è un gesto concreto di vicinanza, una risposta d’amore a chi ci ha fatto sentire a casa. Così è stato per Rinaldo, che ha voluto lasciare il suo patrimonio alla Sezione UILDM di Como che l’ha sempre fatto sentire parte di una famiglia.
A raccontare la sua storia è Gabriella Meroni, presidente della Sezione: «Ricevere questo lascito è stato per noi una gratificazione perché è il riconoscimento del valore di un lavoro che facciamo per la comunità delle persone con disabilità neuromuscolare. Si parla di servizi concreti e di amicizia: sono le due facce della stessa medaglia».
Siamo rimasti sorpresi, non ce lo aspettavamo. Il bello per noi è questo gesto da parte di una persona che conoscevamo e apprezzavamo, lo sentiamo come un dono da parte sua, un modo per continuare a dimostrarci il suo affetto.
Quello che ci ha lasciato è la carezza della sua presenza. In suo ricordo, con quel lascito, vogliamo continuare a sostenere le vacanze estive a Marina di Bibbona. È importante per noi vivere momenti di tempo libero, di libertà dalla vita di tutti i giorni oltre gli obblighi e le formalità del quotidiano. È una dimensione essenziale per tutti. Con il lavoro della nostra Sezione, con i servizi di Segretariato sociale, le attività e trasporto, vogliamo far star bene i nostri soci e utenti. Anche le vacanze e il tempo libero servono a questo!
Penso ai bambini, al loro stupore e alla loro gioia quando vedono nascere e crescere un germoglio da un piccolo seme che hanno messo a dimora, magari nella bambagia. Spesso non serve il clamore, ma gestire la propria quotidianità con gesti semplici che risultano importanti per molti porta a raccogliere frutti inaspettati. L’importanza dell’unione fra le persone, i sentimenti di amicizia e rispetto che si creano continuano nel tempo, anche dopo che ce ne siamo andati. Un lascito è la continuità di ciò in cui abbiamo creduto nella vita, chi dona a UILDM ha condiviso i nostri valori. Così il lascito diventa un modo affettuoso per non lasciarci, per continuare a vivere nei nostri cuori.
Come avete conosciuto Rinaldo?
Rinaldo aveva la distrofia muscolare, viveva in una comunità ed era socio della nostra Sezione. Frequentava tutte le nostre attività, non ha mai perso un’occasione per stare con noi. Da circa 15 anni partecipava anche alle vacanze estive che organizziamo a Marina di Bibbona. Si era creato un giro di amicizia, da noi ha ricevuto affetto e compagnia. Era un membro della nostra famiglia.
Cosa rappresenta questo lascito per voi?
Perché fare un lascito a UILDM?